Un disturbo d’ansia si struttura a partire da un’immotivata percezione di pericolo per sé o per le persone che abbiamo vicino. Il nostro pensiero diventa così il responsabile principale delle nostre emozioni e del nostro malessere fisico.
L’ansia non è una patologia ma può strutturarsi come tale nel momento in cui diventa difficile prendere delle decisioni, superare ostacoli importanti, gestire le nostre relazioni o, più in generale, raggiungere scopi fondamentali. Le persone che sperimentano un’ansia patologica sono maggiormente focalizzate sulle minacce e gli imprevisti piuttosto che sugli elementi neutri o positivi del contesto. Per esempio, se mi aspetta un colloquio di lavoro importante tenderò a focalizzarmi sul timore di fare brutta figura, essere criticato e respinto piuttosto che sugli elementi positivi che mi caratterizzano e che potrebbero determinare una buona riuscita del colloquio. La persona che soffre d’ansia fa di tutto per non sperimentarla mai, ma più la evita, maggiore insicurezza sviluppa su di sé e questa lo porterà ad evitare ulteriormente instaurando così un circolo vizioso.
I SINTOMI DEL DISTURBO D’ANSIA
SINTOMI FISICI:
• stanchezza fisica;
• mal di testa/senso di stordimento;
• dolori muscolari;
• difficoltà di deglutizione, senso di nodo alla gola;
• tremore;
• irritabilità;
• senso di chiusura allo stomaco o crampi;
• sensazioni di dover andare in bagno più spesso del solito;
• difficoltà a respirare.
PENSIERI RICORRENTI:
• rimuginio per buona parte del giorno;
• valutazione negative di sé;
• previsioni negative di incertezza/catastrofe;
• timore per il futuro;
• focalizzazione sul pericolo.
COMPORTAMENTI TIPICI:
• tendenza ad evitare le situazioni;
• ricerca di vicinanza (amici, partner, ecc…);
• difficoltà a dormire o mantenere i propri impegni e responsabilità.
EMOZIONI PREVALENTI:
• paura (minaccia concreta);
• ansia (minaccia generica);
• angoscia;
• paura di morire.
Generalmente associamo a questa parola una connotazione negativa, ma l’ansia è quell’emozione che proviamo di fronte ad un pericolo ipotetico e indefinito e come tale ha una sua precisa funzione e persino dei vantaggi: è un’emozione fondamentale per la nostra sicurezza.
Vediamo innanzitutto gli aspetti positivi dell’ansia:
• favorisce la concentrazione e l’impegno: se quando devo affrontare una prova ho un po’ d’ansia mi impegnerò di più per scongiurarne le conseguenze negative;
• migliora le nostre prestazioni: impegnandomi maggiormente posso ottenere risultati migliori;
• permette di evitare conseguenze negative per noi: l’ansia ci aiuta a stare lontani da situazioni che potrebbero essere effettivamente pericolose.
Aspetti negativi quando si struttura una patologia:
• evitamento di situazioni non necessariamente pericolose;
• sintomi corporei che possono essere male interpretati e sfociare in attacco di panico;
• autosvalutazione;
• eccesso di controllo e bisogno di rassicurazione;
• restringimento delle attività quotidiane (impossibilità di lavorare, uscire, ecc…);
• rimuginio: pensiero ripetitivo negativo;
• timori immotivati.
QUALI SONO LE CREDENZE DI UNA PERSONA CON DISTURBO D’ANSIA?
Bisogno di controllo: il bisogno di avere la certezza assoluta in modo tale da scongiurare ogni possibilità negativa fortemente temuta (il peso, la vicinanza di una persona, i propri doveri ecc.).
Timore dell’errore o perfezionismo patologico: è la tendenza a sottolineare e vedere gli errori e le imperfezioni presenti nei compiti eseguiti piuttosto che i risultati positivi. Tali imperfezioni vengono interpretate come minacciose portando la persona a prevedere conseguenze disastrose (“Quando vedranno il mio errore, mi licenzieranno”).
Intolleranza delle emozioni: l’interpretazione negativa e catastrofica delle proprie emozioni, vissute come pericolose, immorali, incontrollabili (“Se provo ansia, penso di morire”).
Pensiero catastrofico: è la tendenza da parte di una persona ansiosa a prevedere più conseguenze negative rispetto ai soggetti non ansiosi in situazioni simili. I pericoli insiti in queste possibilità negative vengono percepiti come inevitabili, irreparabili (“Sicuramente andrà male”).
Intolleranza dell’incertezza: la persona non sopporta l’esperienza emotiva che si configura nel momento in cui non conosce perfettamente tutti i possibili scenari ed eventi futuri, non tollera il dubbio di non poter prevedere perfettamente ciò che potrebbe accadere (“Se non so quale professore sarà presente all’esame, non ci andrò”).
Autovalutazione negativa: la tendenza a prevedere scenari catastrofici derivanti direttamente da una valutazione negativa delle proprie capacità pratiche e di autocontrollo (“Non sono capace, per cui andrà male”).
COME SI CURA L’ANSIA
L’ansia può essere curata mediante la TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE INTEGRATA AI RECENTI MODELLI DI TRATTAMENTO, ossia la TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE (TMI) – EMDR.
LE FASI STANDARD DEL TRATTAMENTO
La seduta ha una durata di circa 50/60 min. Il numero delle sedute dipende dall’entità del problema e può variare da poche sedute a 2-4-6 mesi. Questo tipo di terapia non prevede l’uso del lettino. Un aspetto molto importante è lavorare per obiettivi, non ti sarà utile venire in terapia senza uno scopo da raggiungere: fin dalla prima seduta ci interrogheremo sugli obiettivi a breve e lungo termine. Sarà fondamentale per me ricevere i tuoi feedback sull’andamento della terapia; solo in questo modo, avrò piena percezione che le cose stanno funzionando oppure potremo decidere che è necessario modificare alcune cose.
Valutazione e assessment
Ricostruzione della storia personale e familiare, esaminare le caratteristiche di espressione sintomatologica individuale del disturbo. Somministrazione di eventuali test.
La psicoeducazione
Fornire informazioni semplici ma dettagliate sulla natura dell’ansia, sui suoi meccanismi fisiologici e patologici, sulle ipotesi eziologiche del disturbo elimina molte interpretazioni erronee del paziente andando a creare un insieme di conoscenze di base fondamentali. La psico educazione costituisce essenzialmente una ridefinizione del disturbo.
L’addestramento alle tecniche di gestione dell’ansia
In questa fase vengono insegnate tecniche per la gestione dei sintomi ansiosi, per esempio: tecniche di respirazione e rilassamento muscolare progressivo, training autogeno, tecniche di distrazione del pensiero ecc. Lo scopo è dare al paziente la sensazione di riprendere l’autocontrollo che percepisce di aver perso, ripartendo con le attività quotidiane.
La ristrutturazione cognitiva
Si fa riferimento ai modelli di Ellis e Beck. Gli schemi cognitivi disfunzionali vengono già identificati nelle prime fasi, esplicitando le interpretazioni errate circa la natura dell’ansia e le situazioni associate ad essa. I pensieri disfunzionali sono credenze negative o modalità di pensiero che bloccano la capacità di esprimerci liberamente. Ricercare questi pensieri è molto prezioso, ti insegnerò come poterlo fare in piena autonomia. Una volta individuati, occorrerà discuterli e ridefinirli per renderli più adatti alla realtà e ai tuoi scopi.
L’obiettivo è insegnare al paziente a riconoscere le convinzioni disfunzionali e confutarle.
Ricostruzione dello schema di funzionamento
Una volta individuati i pensieri disfunzionali attraverso le esperienze riportate dal paziente, il terapeuta sarà in grado di rilevare se esiste una ciclicità o un ripetersi di modalità di pensiero che caratterizzano un po’ tutta la vita della persona andando a costruire un vero e proprio schema di riferimento (più o meno consapevole). Lo schema rappresenta un insieme di pensieri, emozioni e comportamenti che guidano l’agire della persona nella maggior parte delle situazioni. Quando lo schema diventa rigido, inflessibile e poco adattivo alla mutevolezza della realtà può generare stress e problematiche di vario genere. Identificare lo schema e saperlo riconoscere aiuterà il paziente a distanziarsi da esso e a cercare di mettere in atto comportamenti nuovi, più adattivi.
L’esposizione in vivo
In questa fase si procederà all’ esposizione graduale del paziente agli stimoli ansiogeni. Questa esposizione può essere svolta con diverse tecniche. Inizialmente si possono usare tecniche immaginative o dal vivo.
“Un disturbo d’ansia si struttura a partire da un’immotivata percezione di pericolo per sé o per le persone che abbiamo vicino. Il nostro pensiero diventa così il responsabile principale delle nostre emozioni e del nostro malessere fisico”
dott. Matteo Manfredini